Capitolo 5 Discussioni
I risultati ottenuti mostrano una principale suddivisione tra la zona stabile e quella instabile, nell’area in cui la topografia registra un forte cambiamento di pendenza. La zona stabile, con \(FS > 2.5\) si ritrova sempre nella parte alta del bacino idrografico e nelle zone di chiusura, dove affiora la roccia. La zona instabile invece, pur confinandosi nella zona centro-meridionale del bacino, varia la sua instabilità a seconda del livello di falda. Si può notare una certa relazione con la topografia quando il livello piezometrico si ipotizza a soli 2 m dal piano campagna, in quanto dalla figura 5.1, si può notare come le aree in rosso (\(FS<0.5\)) seguano l’andamento delle zone sommitali degli impluvi, a ridosso del cambiamento di pendenza; nelle altre circostanze (livello di falda più profondo di 2 m p.c.) la topografia influenza sempre meno l’attribuzione di FS per l’area di bacino.
Come già anticipato, il fattore scatenante più probabile in un’area situata in contesti climatici, morfologici e geologici come quella in esame, è rappresentato dagli eventi pluviometrici intensi. Le analisi di pioggia hanno mostrato come ogni anno (almeno dall’anno 2015), tra i mesi di Ottobre e Dicembre, si verifichino picchi di piovosità relativa molto forti, che potrebbero essere in grado di portare alla saturazione i terreni di copertura, che sappiamo essere alterati e appartenere in media alla classe V di alterazione (permeabilità medio-bassa). L’effetto si riscontra sicuramente in un innalzamento del livello piezometrico, definendo un’azione di ruscellamento superficiale sempre maggiore ed una diminuzione di pressione di poro tale da determinare fratture di trazione all’interno della massa di terreno. Dalla carte relative al valore di \(FS\) in relazione all’altezza della falda rispetto al piano campagna, si nota come un livello di falda più superficiale determini un aumento delle aree fortemente instabili (\(FS<0.5\)) a discapito anche di quelle più stabili.